21.05.2022

Suor
M. Edgardis
10.01.1928 – 20.05.2017

Sr. M. Dorithee Vollmari

La piccola suora

dal cuore d‘oro

 

Un sabato sera, nel giardino d’infanzia di Freudenburg, una bambina notò un piccolo difetto nell’aspetto di

suor M. Edgardis Karch

e lo comunicò subito. Come reagirono le altre suore? La suora addetta ai bambini rispose spontaneamente: “Sì, ma ha un cuore d’oro!” Dopo tale episodio, suor M. Edgardis è diventata la “Suora dal cuore d’oro”, un appellativo che le si addiceva appieno. L’aveva capito bene il suo parroco quando aveva scritto di lei, prima che entrasse nella nostra comunità: “Käthe non brilla per la statura, ma le qualità del suo cuore compensano di gran lunga questo difetto”. È un aspetto, questo, che hanno sperimentato in varie forme sia le sue consorelle che chiunque l’abbia conosciuta nei 64 anni in cui fu una Sorella di Maria di Schönstatt.

Suor Ergardis entrò nella nostra comunità di Schönstatt nel 1953, iniziando a prestare servizio ovunque ci fosse bisogno di lei. Mostrava dinamicità, gioia e spirito di sacrificio, pur rimanendo fedele nelle piccole cose, sia quando si occupava del giardino che quando faceva le pulizie o sistemava la sala da pranzo, ma soprattutto lavorando, come fece per molti anni, come sacrestana della piccola cappella di Coblenza-Metternich. Era convinta che il suo lavoro, spesso poco appariscente, facesse parte della grande missione di Schönstatt per la Chiesa, e lo svolgeva al meglio. Le consorelle avevano piacere a lavorare con lei. Suor M. Edgardis aveva un “fiuto” speciale grazie al quale percepiva subito dove c’era qualcosa che mancava, dove poteva dare una mano. Chiunque la incontrava rimaneva colpito dalla sua affettuosità, umanità e gentilezza.

Le qualità del suo “cuore d’oro”

Soprattutto, aveva un cuore pieno d’affetto. In sua compagnia, ci si sentiva a proprio agio. Tutti cercavano di avvicinarsi a lei. Un rapporto scritto all’epoca in cui lavorava a Freudenburg riferisce così:

“A Freudenburg avevamo una piccola cappella della MTA nel bosco. Nelle sere di maggio e ottobre, suor M. Edgardis vi si recava sempre in pellegrinaggio insieme ad alcune donne, contente di accompagnarla perché poi si fermavano sempre a parlare un po’ con lei. Era molto stimata in paese e in parrocchia, soprattutto per la sua allegria, la sua umanità e l’ascolto che prestava a chi le confidava i propri problemi”.

In queste righe emergono altre due caratteristiche del suo “cuore d’oro”: la gioia e l’apertura. Chi la incontrava, rimaneva subito colpito dalla radiosità del suo volto. Era positiva in ogni cosa, pur dovendo sopportare, in molti casi, situazioni pesanti. Più volte si trovò a soffrire per circostanze difficili. Negli ultimi mesi di vita dovette patire molti dolori; eppure, non si lamentava mai. Svolgeva i suoi compiti con amore e con piacere, anche se spesso faceva fatica per via della sua bassa statura. Molti la ammiravano perché non parlava mai male degli altri o delle circostanze.

Prendeva sul serio gli altri

Suor M. Edgardis metteva al primo posto l’altro anziché se stessa. Grazie al suo carattere socievole, attaccava subito discorso con le persone. Si avvicinava a loro, chiedeva come stavano, mostrava un interesse vivo e sincero per quello che le dicevano. Prestando servizio come sacrestana della cappella, era a contatto con molta gente, tra cui una signora indiana che veniva a pregare al santuario e le confidava spesso le preoccupazioni che aveva per la figlia.

Suor M. Edgardis si metteva in ascolto degli altri e prometteva di pregare per loro. Si percepiva che non diceva parole vuote. Spesso passava molto tempo a pregare in silenzio nel santuario e, in tal caso, dava l’impressione che fosse completamente con Dio e la Madonna. Era credente e religiosa fino in fondo, e in un modo “contagioso”. Per lei era assolutamente naturale vivere di fede e plasmare in tal senso la sua vita quotidiana. Possedeva un cuore pio, tale da orientare tutto il suo essere, il suo carisma.

Oggi, riesaminando la vita di suor M. Edgardis, notiamo che non ha compiuto imprese particolari. Non era una grande oratrice, non si metteva mai in mostra. Eppure, vivendo la sua missione di Sorella di Maria di Schönstatt in modo semplice e umile, ha lasciato una traccia speciale negli altri, irradiandoli con il fulgore del suo “cuore d’oro”.

Il fulgore del suo “cuore d’oro”

Tanti ci chiedono particolari della piccola suora, ricordando che era venuta al battesimo di loro figlio o che aveva pregato per loro. Alcuni non hanno problemi a raccontare le esperienze vissute con lei.

Una giovane coppia sposatasi nel santuario è rimasta unita a lei fin quando è morta. Oggi, insieme ai propri figli, si reca sulla sua tomba, le porta dei fiori e le affida le preoccupazioni della propria famiglia. Ogni consorella di suor M. Edgardis afferma: “Sono stata bene insieme a lei in questa filiale”.