29.09.2021

La santità del quotidiano in persona

suor M. Dorithee Vollmari

Suor M. Lumengarda Kner

6.2.1914 – 9.1.2002

Nella fattoria Haus Maria Rast, si sentiva la voce del piccolo Nico provenire dalla vicina casa del guardaboschi. Il bambino era in mezzo alle mucche e diceva loro: “Gioite, gioite, arriva suor M. Lumengarda! Sì, “la suora della stalla” era molto amata dai bambini e anche dagli animali. Sempre originale, aveva dato un nome ad ogni mucca e gli animali le obbedivano. Amava il suo lavoro: se ne erano accorti non solo i bambini della zona, ma anche gli animali e le piante che accudiva.

La “suorina”

Chi era questa “suorina”, come la chiamavano i bambini, alla quale dal 1955 era stata affidata la fattoria presso la Casa Provinciale delle Sorelle di Maria a Maria Rast, vicino a Euskirchen?

Suor M. Lumengarda era nata il 6 febbraio 1914 a Dächingen, nella regione del Württemberg, in una famiglia numerosa. Anton, uno dei fratelli, scelse, come lei, la vita consacrata, divenendo poi monsignore e distinguendosi anche come scrittore.

Dopo aver frequentato le scuole elementari, Suor M. Lumengarda seguì corsi di cucito e approfondì le conoscenze necessarie alla gestione della fattoria. Durante questo periodo conobbe il Movimento di Schönstatt nella sua zona, situata nella Germania del sud. All’inizio era entrata nella Lega Femminile, ma tre anni dopo, all’età di 24 anni, aveva deciso di diventare una Sorella di Maria di Schönstatt.

Uno strumento nelle mani della Madonna

Cosa spinge una giovane a fare un tale passo? La motivazione di Suor M. Lumengar era: “Voglio lavorare per Cristo e il suo Regno come strumento nelle mani della beata Madre!”. Con questo obiettivo, il 10 ottobre 1939 entrò nell’Istituto Secolare delle Sorelle di Maria di Schönstatt.

Le sarebbe piaciuto imparare la professione di infermiera, ma per amore verso la nostra comunità rinunciò a tale desiderio, vedendo che in quel periodo c’era bisogno di lei in un altro posto. In accordo con la sua buona educazione, Suor M. Lumengarda fu impiegata come novizia nel lavoro dei campi e delle stalle in una fattoria di Sutum (oggi incorporata a Gelsenkirchen), da poco rilevata nel 1940.

Gli anni della guerra e del dopoguerra furono pieni di pericoli per le giovani suore. Per la vicinanza con la “fabbrica d’armi” dei nazisti, lo stabilimento Krupp di Essen, sia loro che la fattoria erano a rischio di attacchi aerei e bombardamenti. Non c’era un rifugio antiaereo e il primo bunker era lontano. Anche la fine della guerra non segnò la fine degli orrori per Suor M. Lumengarda. I lavoratori, affamati e senza più dignità, vagavano in gruppi per la zona, rubando e uccidendo. Anche la fattoria delle sorelle, per diverse settimane, ne fu colpita. Suor M. Lumengarda dovette assistere al saccheggio della casa. Ma proprio durante queste esperienze sperimentò la protezione e la cura della Madre, di cui parlò con gratitudine negli anni successivi.

Dal 1950 al 1955, Suor M. Lumengarda lavorò a Oberhausen-Osterfeld, dove si dedicò con molto amore alla cura del giardino, delle galline e dei maiali della casa per l’infanzia. Il modo in cui santificava e si occupava delle piccole cose quotidiane si rifletteva anche nella parrocchia locale.

Dal 1955 in poi, per quasi 40 anni, suor M. Lumengarda utilizzò le sue capacità e forze con grande amore e competenza nella fattoria Maria Rast.

Ogni lavoro serve a glorificare Dio

Spesso i lavori fisici erano troppo pesanti per lei, soprattutto perché sin da giovane soffriva di un problema al cuore. Tuttavia, svolgeva tutto con grande naturalezza, convinta com’era che ogni lavoro servisse a glorificare Dio. Questo atteggiamento le dava una sana autostima. Non le sarebbe mai venuto in mente di considerare il suo lavoro “inferiore” rispetto ai compiti delle altre consorelle. Ogni mattina d’inverno e d’estate, con il sole o la pioggia, suor M. Lumengarda si alzava molto presto per andare a mungere le mucche. Terminato il lavoro, si cambiava e partecipava alla prima Messa del giorno con la comunità. Non si lasciava mai sfuggire una parola sui sacrifici che le erano costati: per lei era una cosa ovvia.

A infonderle ulteriore forza interiore per la vita quotidiana fu un incontro con il fondatore del Movimento di Schoenstatt, P. Kentenich: un’esperienza assai preziosa per lei, che la descrisse così:

Quando il nostro fondatore mi ha chiesto: “Come va la tua salute?”, ho risposto: “Padre, non c’è un giorno che non abbia dolori fisici”. E lui: “Questo è un dono speciale del buon Dio, per ricordarti sempre della Sua presenza”.

Un grande cuore per i bambini

Suor M. Lumengarda era una persona gioiosa e gentile che amava molto i bambini. Le piaceva occuparsi dei più piccini durante le riunioni di famiglia: li portava in una stanza della fattoria, stendeva un tappeto per terra e si occupava di loro. Aveva un talento speciale per raccontare ai più piccole belle storie di animali. I più grandicelli li portava a vedere le mucche: li faceva assistere alla mungitura e dava loro del latte caldo, cosa che rappresentava una prova di coraggio: i bambini della città, infatti, dicevano spesso: “Il latte comprato, preso dal frigorifero, è più buono di sapore!“

Per ogni patata, una preghiera

A poco a poco, la fattoria fu ridimensionata, con l’eliminazione del bestiame: prima toccò alle mucche, poi ai maiali e infine, nell’inverno del 1993, ai polli. Per Suor M. Lumengarda fu un processo doloroso: pur avendo ormai quasi 80 anni, era ben lungi dal pensare di andare in pensione. Trovò una nuova occupazione nella cucina della casa del movimento, dove spesso venivano pelate grandi quantità di patate e pulita quantità di lattuga e pelate le patate. A volte diceva che per ogni patata che pelava, chiedeva alla Madonna una benedizione per chi il giorno dopo l’avrebbe mangiata.

Con tale atteggiamento apostolico, riusciva a seguire non solo gli eventi mondiali, ma anche tutte le imprese del movimento e dell’istituzione educativa. Laddove possibile, dava una mano durante i grandi eventi tenuti in vari luoghi.

Apostolato dell’adorazione quotidiana nel santuario

Suor M. Lumengarda sapeva mettere ogni piccola cosa che faceva a servizio della missione del nostro Santuario. Un apostolato importante per lei era rappresentato dall’ora quotidiana di adorazione nel santuario. Le faceva molto piacere quando durante il “suo” tempo venivano i suoi “amici” ad affidarle una sofferenza per cui pregare. Alcuni si inginocchiavano al suo stesso banco per pregare con lei. Altri sceglievano questo momento per incontrarla. Se non era presente, si chiedevano subito se le fosse successo qualcosa.

Suor M. Lumengarda aveva un carisma speciale. Era sempre contenta e piena di gratitudine. Chi la incontrava, la vedeva sempre allegra. Oltre a tante capacità pratiche, possedeva ricchi doni spirituali che metteva volentieri a disposizione della comunità. Per la sua partecipazione attiva alle riunioni e per il suo spiccato senso della storia, ebbe un’influenza significativa sulla vita della Filiale. Più volte le furono affidati anche incarichi di responsabilità nella comunità locale di suore.

Ci ha fatto vedere come ci si comporta nella vecchiaia

Chi ha conosciuto suor M. Lumengarda, affettuosa ma nello stesso tempo energica, non aveva idea di quanto fosse gravemente malata. Le consorelle dicevano di lei: “Ci ha fatto vedere come ci si comporta nella vecchiaia” oppure “ci ha dato l’esempio della santità del quotidiano”.

Poco dopo il Natale 2001, iniziò ad avere forti problemi cardiaci e respiratori. Le medicine prescritte dal suo medico di famiglia non le davano alcun sollievo. Così, per la prima volta, dovette essere ricoverata in ospedale, dove si apprese che era in pericolo di vita. Al mattino, quando il cappellano dell’ospedale le amministrò il sacramento dell’unzione degli infermi, era ancora lucida e in grado di pregare con lui. Verso le ore 15 del 9 gennaio 2002, tornò alla casa del Padre nella gioia eterna, dopo una vita ricca e feconda dedita al Suo servizio.

Possiamo solo ribadire quello che monsignor Kner ha riassunto dopo la morte della sorella:

“È stata un dono per tutti noi!”