29.06.2022

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Sr. M. Ana Paula R. Hyppólito

Novantacinque anni fa, il 29 giugno 1927, suor M. Emilie Engel offrì la sua vita per la santificazione della comunità delle Sorelle di Maria di Schönstatt.

Un atto nascosto,

un chicco di grano inosservato, che tuttavia ha portato molto frutto. In quale contesto è avvenuto questo dono?

Suor M. Emilie era stata fra le prime a entrare nella comunità delle Sorelle di Maria, fondata otto mesi prima. Aveva capito che Dio l’aveva chiamata a essere il fondamento della nuova famiglia spirituale. Il suo amore per gli ideali di Schönstatt, che nutriva sin da quando faceva parte dell’unione femminile del movimento, cresceva sempre più, e il suo impegno per la santità si faceva più concreto. Così un giorno, ripensando alla sua vita spirituale mentre si trovava a un ritiro, riaffermò il gran desiderio che aveva nel cuore: diventare santa.

 

Santo in una comunità di santi

Padre Joseph Kentenich, mentre si trovava in esilio, citò un articolo di padre Lombardi in cui si diceva: il nostro tempo non ha bisogno di un santo isolato, “ma di una comunità di santi”.  Padre Lombardi scrisse:

“Per la crescita di un albero occorrono anni. Ma bastano pochi giorni perché un prato diventi verde, se nel terreno ci sono già molti semi e un raggio di sole li scalda”.

L’albero è la metafora dei grandi santi. Il prato con tanti piccoli fiori simboleggia la comunità dei piccoli santi.

“Tanti ‘piccoli’ santi devono unirsi in una comunità santa che copra la superficie della Terra….

C’è bisogno di anime che abbiano il coraggio di vivere lo spirito del cristianesimo come ‘corpo mistico’. Non eroi solitari, individualisti… Un gruppo che aspiri a un nuovo stile di vita…”.

Suor M. Emilie era convinta che solo una comunità di santi potesse produrre l’effetto apostolico necessario per trasformare la società.

Ha avuto il coraggio di ‘farsi chicco di grano’ e compiere il primo passo, prendendo su di sé tutte le sofferenze come pegno per la santità delle Sorelle di Maria, del movimento apostolico e della Chiesa, in modo da poter santificare il mondo.

Unita al sacrificio di Cristo

Suor M. Emilie sapeva che il suo sacrificio, se unito a quello di Cristo nella S. Messa, acquistava un valore infinito. Lo offriva tramite il fondatore, nella S. Messa da lui celebrata.

Grazie a questo suo dono totale di sé, suor M. Emilie è diventata il pilastro della famiglia delle Sorelle di Maria e di Schönstatt nei primi cento anni del movimento. Chi sarà il fondamento per i prossimi cento anni? Forse Dio sta aspettando che in tutte le comunità di Schönstatt, in tutte le filiali dell’opera sorgano altre “piccole Emilie”, da diffondere come semi, come piccoli chicchi di grano che si donano affinché in ogni comunità di Schönstatt vi siano nuovi santi.

O Signore, fammi maturare come un chicco di grano, fa’ che io sia nutrimento per gli affamati e i bisognosi. Che tutta la mia vita sia un’offerta, un abbandono totale; allora, svuotato del mio ego, sarò maturo per l’eternità!”.[1]

[2] WOLFF, Margareta. Mein JA bleibt