26.09.2021

Una missionaria ritorna nella sua patria

Sr. M. Ivone Zenovello

“Arricchite la vita della Chiesa con il vostro carisma!”

 

Questa richiesta rivolta da Giovanni Paolo II al nostro Istituto ha spinto negli anni Novanta la nostra Provincia brasiliana, la Provincia Tabor di Schönstatt, con sede a Atibaia/SP, ad inviare suore in Italia per portare anche lì il carisma del movimento, arricchire la vita della Chiesa e collaborare alla sua vocazione missionaria. Per noi è stata anche l’opportunità di ricambiare, dopo i tanti semi di fede che il nostro Paese ha ricevuto dagli immigrati italiani.

Suor M. Ivone Zenovello, di ritorno in Brasile dopo 22 anni trascorsi in Italia, ci racconta della sua esperienza missionaria:

I 22 anni trascorsi in Italia mi hanno molto arricchita. Quando sono arrivata in Italia, Schönstatt non era ancora un movimento. Ma questa non è stata una delusione per me, bensì una precisa chiamata a mettere tutte le forze al servizio di una grande missione. Ho imparato che è necessario dedicarsi in pieno, impegnarsi come strumenti piccoli ma totalmente disponibili affinché Dio possa agire e realizzare i Suoi piani. Inoltre, ho sempre chiesto aiuto e accompagnamento a Jõao Luiz Pozzobon. Credo di aver sperimentato, attraverso di lui, cosa significhi essere Maria e portare Gesù a molte persone.

In quante città ha portato il carisma di Schönstatt per mezzo della Madonna pellegrina?  

Ora è impossibile contare il numero delle città, erano davvero tante. Ma sono certa che la Madonna pellegrina è presente in 14 regioni d’Italia, il che aiuta a diffondere il carisma di Schönstatt.

Qual è la stata la sua sfida più grande in questi anni?

La sfida più grande è stata arrivare al clero italiano. Molte volte, quando mi sono trovata di fronte a difficoltà, ho pensato: se potessi cambiargli il nome, lo chiamerei, anziché Progetto Madre Pellegrina, “Il cammino di conquista della Madonna pellegrina”!

E qual è stata la sua gioia più grande?

La mia gioia più grande è sempre stata non solo di recarmi in pellegrinaggio con la Madre da tutte le famiglie, ma anche vedere come la gente trovava davvero il senso della vita e l’esperienza della fede attraverso la spiritualità di Schönstatt. Molti hanno stretto l’Alleanza d’Amore e costruito il loro santuario domestico.

Lei ha avuto la possibilità di vivere vicino a tre papi. Era possibile vederli spesso di persona?

Durante questi anni in Italia, ho vissuto vicino a tre Papi. Ho avuto il privilegio di avere un incontro molto speciale con Giovanni Paolo II il 29 dicembre 2000 nel nostro Santuario Cor Ecclesiae di Roma. Mi sono inginocchiata davanti a lui e l’ho salutato; lui mi ha dato la sua benedizione e mi ha regalato un rosario, che porto ancora con me come un regalo prezioso. Oggi posso dirlo: mi sono inginocchiata davanti a un santo!

Papa Benedetto XVI l’ho incontrato diverse volte, sempre nella Basilica di San Pietro, e in un’occasione ho ricevuto la Santa Comunione dalle sue mani.

Con Papa Francesco, proprio all’inizio del suo pontificato, ho partecipato una volta alla Santa Messa nella cappella di Casa Santa Marta. Con le Sorelle del ramo Cor Ecclesiae abbiamo avuto un incontro con lui, e in quell’occasione gli ho regalato una piccola immagine della Madonna Pellegrina con il libro che l’accompagna. Gli ho detto che mi dedicavo all’apostolato della Madonna Pellegrina e ho chiesto la sua benedizione per tutte le famiglie che la ricevono nelle proprie case. Ha ricevuto con molto piacere l’immaginetta, mi ha guardata e l’ha benedetta.

Naturalmente, in questi anni, ho partecipato con detti tre Papi a varie Sante Messe e a molte celebrazioni liturgiche nelle basiliche di Roma. A volte in luoghi privilegiati, a volte in mezzo alla folla. Sono stata presente anche all’udienza del giubileo dei 100 anni di Schönstatt e ho organizzato la partecipazione di più di 700 italiani venuti da tutte le regioni d’Italia.

Qual è il regalo più grande che le hanno portato questi anni passati in Italia?

È molto difficile dire quale sia stato il regalo più grande che questi anni mi hanno portato, perché tutto è stato un regalo grande e unico; ad esempio, poter dedicare questo periodo della mia vita al servizio della missione di Schönstatt. Mi sono sentita molto gratificata quando al momento di salutare l’Italia, tutti mi hanno espresso in vari modi la loro gratitudine. Confesso che neanche mi rendevo conto di tutto quello che avevo fatto. Tanti sacerdoti mi hanno scritto ringraziandomi per il coraggio e la determinazione dimostrati nell’affrontare le varie sfide. Un sacerdote diocesano di Schönstatt mi ha scritto: lei è stata una “apparizione mariana” tra noi.

È davvero un grande dono vedere, dopo 22 anni, già molti frutti prodotti dai semi che Dio ha sparso attraverso di me.

Che sentimenti ha nel lasciare questo Paese di missione dopo 22 anni?

Ne ho così tanti. Forse potrei riassumerli in quattro:

Gratitudine per la fedeltà in mezzo a tante sfide. Dei 44 anni come Sorella di Maria, 22 li ho vissuti in Brasile e 22 in Italia;

Gioia di poter tornare alla mia patria e continuare qui la missione che il nostro padre fondatore mi ha affidato;

Tristezza per aver lasciato la mia seconda patria, l’Italia, nel mezzo della pandemia.

Volontà di continuare a portare avanti la missione con forza e coraggio. E se un giorno ritornerò in Italia, sarà una grande gioia!

Al momento, essendo tornata in Brasile da poco, sto cercando di offrire questi quattro sentimenti e altri al Padre Celeste e di rispondere liberamente: Sì, Padre, vado!

Cosa si aspetta per i prossimi anni in Brasile?

Spero di poter continuare a tirare il “carro trionfale della Madre Tre Volte Ammirabile”, dove Dio mi aspetta con le Sue grazie. Che Dio e la Madre mi diano sempre la forza di lavorare con perseveranza e di non scoraggiarmi mai davanti alle difficoltà.